FUD TREINING: alla scoperta del pistacchio di Bronte
30 June 2023I FUD PIPOL di Catania e Palermo si sono incontrati a Bronte per scoprire insieme i segreti del pistacchio di ‘A Ricchigia.
Un nuovo produttore è entrato a far parte della famiglia di FUD Bottega sicula e i nostri FUD PIPOL sono andati a conoscerlo di persona. Un po’ com’è successo con gli allevamenti della famiglia Agostino qualche tempo fa.
Ecco quindi come è iniziato questo nuovo FUD TREINING, ambientato stavolta tra i pistacchieti di Bronte.
Questo viaggio comincia al contrario e prosegue a ritroso. Insieme a Laura Lupo, proprietaria e promotrice del progetto, abbiamo esplorato il mondo della produzione dei trasformati a base di pistacchio, abbiamo conosciuto i processi di lavorazione della materia prima nello stabilimento di famiglia e infine siamo arrivati sulla sulla pietra lavica, tra gli alberi di pistacchio in contrada ‘A Ricchigia.
Ore 09:00 punto di incontro Bronte, via Cardinale de Luca 115. Qui una piccola bottega aperta al pubblico è l’anticamera di una laboratorio artigianale in piena regola che da quasi 10 anni produce torroni, tavolette di cioccolato con frutta secca, pasta di pistacchio puro per fare il gelato, creme dolci, pesti e molto altro. Siamo da ‘A Ricchigia, eccellenze siciliane.
Perché ‘A Ricchiggia
Il nome dell’azienda significa nel dialetto locale “ricchezza”, e fa riferimento alla fertilità del territorio. Quest’area dell’Etna, bagnata dal fiume Simeto, è per sua natura ricca di minerali. Un terreno in cui l’albero dei pistacchi era presente già al tempo dei Romani, un tesoro che, a causa delle colate laviche abbondanti, era stato in gran parte bruciato. Almeno fino all’arrivo dei turchi intorno all’anno Mille, che hanno recuperato le piante superstiti innestandole per renderle produttive.
Il pistacchio, infatti, è una specie dioica, ossia le piante maschili non fruttificano, ma il loro polline serve a fecondare i fiori delle piante femminili per farle arrivare alla produzione. I fiori del pistacchio non hanno petali e si trovano raggruppati in infiorescenze ascellari a forma di pannocchia.
L’azienda ha all’attivo 35 ettari di pistacchieti, che durante la raccolta tengono impegnati circa 80 operai al giorno. La raccolta, infatti, è il passaggio più delicato. Per garantire la certificazione D.O.P., il processo è manuale, e pr
Si raccolgono i pistacchi umidi e si smallano. Cioè si passano attraverso dei rulli che meccanicamente staccano la parte esterna e lasciano i frutti con il guscio esterno che può essere fatto essiccare al sole o in forno (se il meteo non aiuta) ad una temperatura di 60°.
Prima di trasformare: come si tratta il prodotto raccolto.
Il pistacchio raccolto a fine agosto, smallato ed essiccato, arriva nei magazzini dell’azienda dove si conserva in cella frigorifera e conservato per un massimo di due anni.
Il raccolto attraverso la macchina calibratrice viene diviso in base alla dimensione e poi sgusciato. Il prodotto pulito passa in selezionatrice ottica, in modo da evitare la presenza di qualsiasi corpo estraneo. A questo punto i pistacchi possono essere pelati, attraverso il vapore, e asciugati in forno per cinque ore ad una temperatura costante di 80°.
Cosa contraddistingue il pistacchio di Bronte
Gli alberi di pistacchi non si annaffiano. Loro sopravvivono e producono solo grazie all’acqua piovana e alle riserve idriche delle falde acquifere del sottosuolo. Per essere identificato con D.O.P, il Disciplinare impone che il pistacchio debba nascere sulla pietra lavica. Debba essere raccolto a mano e non debba essere annaffiato.
Il pistacchio di Bronte D.O.P. non potendo godere di fertilizzazioni e integrazioni non viene prodotto tutti gli anni: negli anni pari alla pianta vengono tolti i frutti a marzo, per favorire lo sviluppo della pianta per l’anno successivo.
Un mondo, quello della produzione del pistacchio, ricco di sfumature e difficoltà che i nostri FUD PIPOL “hanno assaggiato” in ogni declinazione. “Assaggiato” letteralmente perché la giornata si è conclusa con con un ricco pranzo a base di pistacchio nel ristorante La Vita, gestito sempre dalla famiglia di Laura.
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